Σάββατο, Απριλίου 16, 2011

Ciao Gregorio, un tuo libro sarà sempre con noi

Il libraio di via delle Moline e quei volumi introvabili per gli studenti di Lettere negli anni Ottanta

di VALENTINA DESALVO Quando ancora internet non esisteva, per fortuna c'era lui, Gregorio, il libraio che sapeva tutto. Che trovava tutto. Fare l'università alla fine degli anni Ottanta, lettere, filosofia o storia, significava anche cercare testi spesso "indisponibili". Perché fuori collana, fuori catalogo, fuori dal mondo. Una salita. Ma non per lui, con cui la caccia diventava una scoperta e un'avventura. Ti faceva sentire il profumo di quegli Einaudi bianchi con il quadratino rosso, la collana con l'unico Foucault allora possibile, oppure di quei favolosi Boringhieri neri come il monolito di Kubrick, in Odissea nello spazio. Non erano volumi, erano piccole magie. Che molti di noi hanno scoperto e "posseduto" grazie a Gregorio Kapsomenos, il librario di via delle Moline che ci ha lasciato pochi giorni fa.

Andare lì, prima in una vetrina liofilizzata, proprio all'inizio della strada, poi, allargandosi, qualche metro più in là, sotto il portico, ti faceva davvero sentire cos'era l'università, molto più di tante lezioni. E cioè: uno spazio aperto, come la sua libreria, un posto dove incontrarsi e magari discutere, insensatamente, fino a sfinirsi, come è bello poter fare quando hai 20 anni e ti sembra per sempre. Ti offriva il caffè, ti toglieva la polvere da un prezioso testo Laterza, naturalmente introvabile (tipo: i pensieri della cometa di Pierre Bayle), oppure un mastodontico Sansoni (tipo: le poesie della Dickinson) e ti diceva: lo conosci questo? E a te luccicava il cuore, perché si creava quello strano moto per cui desideri qualcosa anche se non sai nulla. Proprio perché non ne sai nulla. Pure sulla narrativa era fortissimo: fu il primo a "spacciare" Cormac McCarthy in una edizione Guida, irraggiungibile ai più, e Don DeLillo in quella pubblicata da Pironti.

Il paradiso dello studente, se esiste, ce lo siamo sempre immaginati così. C'erano i professori, che passavano, anche loro sulle tracce di qualche tesoro perduto. Gregorio ci ha fatto sentire quello che tutti dovrebbero avere la fortuna di provare mille volte nella vita: i libri hanno un segreto meraviglioso da custodire, certo, ma soprattutto da condividere insieme. La cosa più bella sarebbe che la sua piccola utopia costruita insieme a Marta, la meravigliosa compagna, potesse continuare per sempre. Chi vuole salutarlo può farlo domani mattina dalle 9.30 alla Certosa (nel Pantheon). Perché un suo libro sia sempre con noi.

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